sabato 19 novembre 2011

Severn Suzuki, la ragazza che zittì il mondo per 6 minuti



Domani, 20 novembre 2011, sarà la Giornata mondiale dei diritti del bambino. Con essa si ricorda  la data del 20 novembre 1989, quando finalmente i paesi di tutto il mondo (tranne Stati Uniti e Somalia) hanno ratificato una Convenzione che stabilisce i diritti dei bambini.

Insieme a tutti i bambini che hanno sofferto in passato e che soffrono ancora oggi ingiustizie di ogni genere, vorrei ricordare una bambina che nel 1992, a soli 12 anni, fece qualcosa di veramente eccezionale, lanciando un appello che “zittì il mondo per sei minuti”: Severn Suzuki. 

Severn Suzuki era nata nel novembre del 1979 a Vancouver (Canada), e, all’età di solo nove anni aveva fondato l’ECO (Environmental Children’s Organization), un’associazione composta da bambini che insegnavano ad altri bambini argomenti riguardanti problemi ambientali o,  più generali, del pianeta. Nel 1992, all'età di 12 anni, con i membri del gruppo Michelle Quigg, Vanessa Suttie e Morgan Geisler riuscì a raccogliere fondi sufficienti per partecipare al Summit della Terra di Rio de Janeiro, una conferenza tenutasi dal 3 al 14 giugno per discutere di vari problemi basati sulla insufficienza di risorse energetiche, l’inquinamento e la scarsità d’acqua. 

Severn tenne così un appassionato discorso di 6 minuti davanti a 108 capi di stato, lasciandoli letteralmente a bocca aperta. Fece riflettere sull’emergenza ambientale ma anche e soprattutto sull’esigenza di una maggiore coerenza da parte degli adulti. Il suo appello “Per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole” risuona ancora oggi, a distanza di quasi venti anni, estremamente attuale.

Nel 1993 fu insignita del Global 500 Roll of Honour dal Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente Nel 1993 ha pubblicato un libro per famiglie "Tell the World", di 32 pagine, riguardante la salvaguardia ambientale. Dopo aver frequentato l'Università di Yale, Severn  ha trascorso due anni viaggiando per il mondo. Nel 2002 è stata co-conduttrice della trasmissione televisiva per bambini Suzuki's Nature Quest, andata in onda su Discovery Channel. Nello stesso anno contribuì alla promozione di The Skyfish Project, un think tank presente su Internet, e promosse al Summit Mondiale per lo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg, in qualità di membro della commissione consultiva speciale di Kofi Annan ed insieme agli altri membri del progetto Skyfish, un documento chiamato Recognition of Responsibility, ovvero "Riconoscimento di Responsabilitá". Il progetto Skyfish è stato sciolto nel 2004, quando Severn ha ripreso gli studi universitari iscrivendosi ad un corso di laurea in Etnobotanica alla University di Victoria.

Credo tuttavia che le parole di Severn siano ancora tristemente attuali, perché ben poco si è fatto per risolvere l’emergenza ambientale quando in quel lontano 1992 pronunciò il suo famoso discorso.
Sopra ho inserito il suo video e sotto riporto le sue parole. Affinché si ricordi sempre quanto sono preziosi i bambini e quanto noi adulti si debba imparare proprio da loro.

 "Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization). Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me. Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire. Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario. Sono a qui a parlare a nome delle generazioni future. Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate. 

Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perché non hanno più alcun posto dove andare. Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene. 

Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre. 

Nella mia vita mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo. Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? 

Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi. Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto. Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di distruggerlo

Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli. 

Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie. E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà. Sono solo una bambina ma so e dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo. 

La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo ciò che sento. 

Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi. Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza. In Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni. La lista potrebbe andare avanti per due giorni. 

Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati, mentre trascorrevamo un po’ di tempo con i bambini di strada. Questo è ciò che ci ha detto un bambino di strada: “Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore ed affetto”. Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere, perché noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi? Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un paese o in un altro fa ancora una così grande differenza; che potrei essere un bambino in una favela di Rio, o un bambino che muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India. Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra! 

A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari. Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare? Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo? Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere. I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: ”Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio”. Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. 

Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”






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